giovedì 31 marzo 2011

memoria di una caduta(10:51:00)

Non vi capita mai di aver bisogno per forza di fare qualcosa?

No, I'm not talking about sex.

Avevo 20 anni circa, mi trovavo per lavoro nella misconosciuta (o conosciutissima, dipende dai punti di vista) Winnersh, London, con talmente tanta voglia di spaccare il mondo che, se mi guardo indietro adesso, mi chiedo se fossi realmente io quella persona.

Ma sì, ero io.

Dovete sapere che a Londra esiste (o esisteva, dipende dai punti di vista), un'enorme arcade, dove, tra le altre cose, è installata una particolare giostra. In pratica, le persone montano su un sedile a forma di divano a due piazze, vengono legate ben bene con delle cinture di sicurezza, ed il divano incomincia a salire. Un piano, due piani, arriva fino in cima al palazzo. Dopodiché si ferma e, passato l'eterno attimo di suspense, i freni si sbloccano ed il divano precipita in caduta libera (poi ovviamente frena).

Una delle soleggiate (dipende dai punti di vista) domeniche di noia in Inghilterra, venni a sapere che l'allora mio capo aveva, sprezzante della paura, fatto un giro su questa giostra. Io odiavo il mio capo di allora, era uno stronzo. Ma chi non odia il proprio capo, in fondo in fondo.

Non potevo essere da meno. Mai.

Detto ciò, in uno di questi sunday afternoon, presi dalla stazione il treno per Londra centrale. Ricordo ancora il tiepido sapore dei raggi di sole dal finestrino ed i tre tipi a fianco a me che si divertivano bellamente.
Sono sceso nella escheriana stazione centrale. A vent'anni Londra mi sembrava avanti di un secolo rispetto a noi. Adesso probabilmente sarà avanti solo di settant'anni.
Ho fatto quattro passi per le enormi vie centrali, senza mai perdere la strada (non so, forse avevo un GPS in testa, a vent'anni) e sono entrato nella galleria.
Sono salito sul divano. Ricordo che a fianco a me c'era una coppia di Inglesi dal sorriso isterico. Uno dei custodi della giostra mi ha chiesto se fossi tedesco. Il divano ha cominciato a salire, salire. La mia vita mi passava davanti (no, non è vero, questa è una cazzata che dicono nei film, ma ci stava bene). Alla fine, il rumore del freno ed il secondo più lungo della storia.

E poi giù.

A volte mi capita di aver bisogno di fare qualcosa.


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